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STARE BENE IN PERIFERIA.

COSTRUIRE CAPITALE UMANO.

 INDAGINI, AZIONI E PROPOSTE PER BARRIERA DI MILANO.

IL VIDEO – RACCONTO “PIU’ LUCE ALLE PERIFERIE #STARE #FARE #DESIDERARE”

Torino, 27 settembre ’18

STARE BENE – Il 63% degli abitanti di Barriera di Milano sta bene nel suo quartiere e non vuole trasferirsi altrove: l’80% lo racconta vivo, il 58.2% lo trova accogliente e il 52% si sente ben accolto e integrato. Certamente viene segnalata anche la necessità di migliorarne alcuni aspetti, dai servizi di incontro al decoro urbano ad esempio. Al benessere del singolo e del quartiere, oltre agli aspetti sanitari, incidono infatti tutti i determinanti sociali, ambientali, relazionali e gli stili di vita che a volte erroneamente non si considerano nel misurare lo stato di salute di una collettività. E invece gli abitanti di Barriera per stare meglio chiedono proprio maggiori momenti di incontro e di opportunità culturali (67,4%) e più aree verdi (62.8%). Nell’identificazione più concreta delle azioni di intervento vengono in aiuto gli operatori socio-sanitari che lavorano nelle varie realtà del sociale, pubblico e privato, del quartiere proponendo in primis di rimettere in rete i servizi, che purtroppo sono collegati e dialogano in maniera troppo intermittente e che faticano a garantire una continuità di “cura” socio-sanitaria in grado di accompagnare le persone nel conoscere ed usufruire dei vari servizi esistenti in grado di soddisfare i loro bisogni.

Queste alcune tendenze emerse nei due studi sulla salute nelle periferie svolti dal Comitato Collaborazione Medica – CCM tra il 2016 e il 2018, all’interno dei quali sono stati raccolti pareri, bisogni e suggerimenti degli operatori sociali e sanitari e degli abitanti del quartiere Barriera di Milano, applicando l’approccio della Salute comunitaria, che prevede la partecipazione diretta della comunità nell’individuazione dei bisogni e delle risposte. I risultati emersi, presentati giovedì 27 settembre in occasione dell’incontro “Outdoor di Passo. Creazione di una via solidale” – restituiscono una fotografia del quartiere diversa da quella che usualmente è raccontata dai media e indirizzano l’impegno di istituzioni e associazioni verso strategie e azioni che possono portare a un miglioramento dello stato di benessere di una zona della città considerata particolarmente fragile, ma ricca di vita e di opportunità.

 “Dall’ascolto di chi abita il quartiere emerge radicamento e affezione, la maggior parte degli intervistati infatti non vuole spostarsi da Barriera in quanto luogo vivo, fatto di “persone vere”; ma esprime comunque la necessità di maggiore sicurezza, di conoscerne meglio i servizi esistenti sia sanitari che soprattutto di incontro. La questione delle relazioni umane è centrale, come aspetto che incide sul proprio “stare bene”.  Afferma Sabina Tangerini, referente del Comitato Collaborazione Medica – CCM – “Dall’incontro con chi opera nel quartiere – associazioni, scuole, luoghi di aggregazione – emergono chiare indicazioni inerenti persone, tematiche e aree di intervento: in maniera quasi corale si individua ad esempio la necessità di rafforzare le azioni per migliorare l’incontro tra migranti e italiani e di dare attenzione alla salute mentale in quanto in aumento il disagio legato a fenomeni di ansia e di depressione. Altrettanto forte e condivisa è la necessità degli operatori di un tavolo di raccordo e di coordinamento, che permetta di ridurre il più possibile il duplicarsi di azioni simili e favorire invece l’azione sinergica fra i vari servizi.”

Le caratteristiche dei quartieri hanno un effetto diretto sulla salute di chi vi risiede, indipendentemente dalle caratteristiche individuali delle persone che ci vivono. Le caratteristiche dell’ambiente di vita potrebbero essere dei fattori di rischio o di resilienza per la salute; ad esempio, più rumore, più inquinamento, più paura per la propria sicurezza possono rappresentare una minaccia per la salute. Al contrario, un buon supporto sociale, più sicurezza, meno inquinamento possono avere un effetto protettivo. Inoltre l’offerta e l’accessibilità ai servizi necessari per promuovere, proteggere e curare la salute potrebbe essere distribuita in modo diverso tra i quartieri. In questo caso, il margine di intervento per le politiche che possono modificare queste situazioni è maggiore (da quelle di carattere strutturale – urbanistiche, ambientali, servizi e mobilità – a quelle di carattere sociale – social mix, welfare di comunità, empowerement del capitale sociale).” Dichiara Nicolás Zengarini, S.C. a D.U. Servizio Sovrazonale di Epidemiologia  – ASL TO3 – Regione Piemonte – “Inoltre è fondamentale sottolineare l’importanza degli effetti della qualità delle relazioni sociali e del capitale sociale e le loro conseguenze sulla salute. I be­nefici attesi delle politiche e degli interventi sopra citati infatti potrebbero essere molto più efficaci in condizioni di un clima socia­le positivo, aumentandone esponenzialmente la capacità di rafforzare quei rapporti sociali di cui le persone potrebbero avvalersi per affrontare i propri problemi.

IL PROGETTO OUTDOOR DI PASSO – Il progetto pilota Outdoor di Passo – Costruzione di una via solidale, sostenuto dalla Compagnia di San Paolo impegnata con il programma Housing esposto da Luca Scarpitti, è stata la prima implementazione di questo percorso di ricerca-azione. Il Passo Social Point, spazio di incontro e informazione a Barriera, è stata una delle realtà coinvolte nel percorso di indagine svolto dal CCM nel 2016; in tale occasione aveva segnalato la necessità di abbattere alcuni ostacoli che si frapponevano fra gli abitanti della via e l’utilizzo dei suoi spazi e servizi. Una necessità non solo espressa dal Passo, ma emersa trasversalmente fra tutti gli operatori intervistati: nonostante in nessuno degli enti coinvolti esista una distinzione preimpostata tra utenza straniera e italiana, gli utilizzatori sono soprattutto immigrati – situazione probabilmente dovuta a una forma di “auto-esclusione” degli italiani che percepiscono tali servizi destinati in maniera privilegiata a un’utenza straniera.

La costruzione di uno spazio esterno, aperto e visibile a tutti, in cui ospitare attività al servizio di tutti gli abitanti del condominio, della via e del quartiere è stata quindi la scelta del CCM e del Passo Social Point per sperimentare forme attive e nuove di coinvolgimento, incontro, abbattimento delle diffidenze. L’outdoor,  costruito insieme a Architettura Senza Frontiere – ASF e decorato dai bambini del quartiere – ha ospitato in questi mesi laboratori sulla salute rivolti alle mamme, incontri per gli adolescenti, momenti ludici per gli anziani. Chiunque si trovi a passare di lì o si affacci dalle proprie finestre di via Nomaglio ora sa cosa si fa dietro quella porta e sa che è aperta a tutti.

“Da tempo tentiamo di costruire relazioni con il quartiere attraverso le nostre attività, i corsi di lingua, i gruppi di sostegno alle giovani mamme, il doposcuola, lo spazio adolescenti. La nostra idea è sempre stata quella dello scambio, proporre aiuto in cambio di relazioni, siamo sempre stati convinti che fosse questa la strada per fare comunità. Questo progetto ci ha dato l’occasione di mettere ancor più il naso fuori, di chiederci se c’erano bisogni condivisi, e risposte possibili. Abbiamo fatto delle interviste porta a porta, abbiamo cercato di parlare con tutti. Cosa abbiamo trovato? Problemi comuni, problemi sociali che affliggono le “cosiddette” periferie, urbane e sociali, ancor più di altri quartieri: la convivenza sociale, alle cui regole non tutti rispondono”. Ribadisce Silvia Torresin – coordinatrice del Passo social point -CSD: “Ogni storia è diversa da un’altra ma non di rado c’è tensione, tante volte c’è stanchezza, molte persone non si sentono capite  riguardo a questioni fondamentali: la pulizia delle strade, la tolleranza del vicinato, l’educazione dei figli. Si finisce per sentirsi ingiustamente stigmatizzati, e spesso sospettosi. La paura che c’è in giro non aiuta. E’ ovvio che bisogna cercare di parlarsi di più per star meglio, di fare le cose insieme, nel piccolo, nel quotidiano, per rispettarsi, e intanto di non essere dimenticati dalle istituzioni, lasciati a se stessi”.

ALCUNE PROPOSTE: Da tre anni di ricerca e azione nascono quindi delle indicazioni per agire in maniera sinergica – associazioni, istituzioni, singoli individui – per migliorare lo stato di salute e benessere dell’intera comunità in quartieri complessi ma pieni di vita come Barriera di Milano.

  • ABBATTERE LE DIFFIDENZE, CREARE SENSO DI COMUNITA’: la comunità di Barriera di Milano è caratterizzata da un diffuso sentimento di diffidenza, intergenerazionale e verso gli stranieri, che fa percepire contrapposti gli interessi e in concorrenza le risorse e i servizi.  Ciò rappresenta un ostacolo da abbattere attraverso il sostegno della partecipazione delle persone alla comunità implementando attività di coinvolgimento e di mobilitazione verso obiettivi comuni, come il miglioramento del proprio benessere – sanitario, sociale, ambientale – .
  • SOSTENERE GLI OPERATORI, RAFFORZARE LA RETE: lavorare in contesti complicati e a stretto contatto con l’utenza richiede sostegno, per rispondere alla fatica e all’eventuale malessere. E’ necessario dare loro la possibilità di accesso ad attività di formazione continua, di supervisione e di partecipazione ad equipe intersettoriali. Rafforzare la rete tra servizi facendo particolare attenzione alle connessioni tra il servizio pubblico e quello del privato sociale dando nuovo impulso o ravvivando spazi già esistenti o tavoli di coordinamento sperimentati con successo in passato è diventato un bisogno urgente.
  • Advocacy per l’approccio della salute comunitaria: tutti i soggetti che oggi intervengono a Barriera di Milano, i residenti, le associazioni e le istituzioni, sono già impegnati in vario modo nella salute comunitaria ma spesso non ne sono consapevoli. Si tratta tuttavia di promuovere conoscenza e consapevolezza dell’approccio affinché, in collaborazione con essi, possano essere implementate nuove azioni che completino ed integrino le strategie di intervento consentendo di raggiungere risultati migliori. Questo tipo di approccio è validato dall’esistenza di molte buone pratiche, fra cui il modello delle Habitat-Microaree di Trieste.

IL VIDEO-RACCONTO “PIU’ LUCE ALLE PERIFERIE  #STARE #FARE #DESIDERARE” –  “Se mi regalassero un bel alloggio in centro io non ci andrei. … Noi siamo veri, litighiamo, ci mandiamo a quel paese, dai marocchini agli africani, non cambia niente, perché non è il tuo colore che mi fa paura, siamo persone” – così dice Filippa Bellotti, storica commerciante di Barriera di Milano, incontrata dal CCM.

Una ventina di persone ascoltate, italiane e straniere, commercianti e artisti, studenti e in cerca di lavoro, a Barriera da una vita o da pochi mesi. Un dialogo libero, stimolato solo da tre domande “Come stai nel tuo quartiere?”, “Cosa fai per stare bene tu e gli altri?”, “Cosa servirebbe per stare meglio?”: #stare #fare #desiderare.

Nelle loro parole si sono riflesse in maniera naturale e lineare i risultati di tre anni di ricerca: il legame verso il proprio quartiere, l’impegno ad attivarsi per migliorarlo e il desiderio che ci sia un impegno da parte di istituzioni e associazioni a favorire l’incontro e l’informazione.

Il video – caricato sul canale YouTube di Comitato Collaborazione Medica – è stato realizzato all’interno del progetto “Informazione e salute dei migranti: un nuovo impulso ai Centri ISI di Torino” di CCM, insieme a ASL Città di Torino e con il sostegno di Fondazione CRT.

Ufficio stampa Comitato Collaborazione Medica – CCM

Silvia Trentini | silvia.trentini@ccm-italia.org – 347 31 12 799

Alberto Brilli | alberto.brilli@ccm-italia.org – 334 25 39 772

Ufficio stampa Diaconia Valdese – Coordinamento Opere Valli

Monica Onnis | xsone.diaconiavaldese.org – 360 1027561

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